18 Giu L’emozione non ha voce
Il tecnico Audioprotesista dedica la propria azione sia ai dettagli tecnologici che agli aspetti comportamentali del paziente.
Quando percepiamo con difficoltà i contenuti di una conversazione è molto probabile che ci
sentiamo infastiditi e frustrati. Spesso rispondiamo positivamente anche se non abbiamo capito bene
e ci sentiamo imbarazzati se il nostro interlocutore coglie la nostra difficoltà nel mantenere
efficiente la comunicazione. Le persone con problemi di udito – è dimostrato da alcune recenti
ricerche – interpretano le emozioni in modo diverso rispetto alle persone con udito normale.
Come audioprotesisti che prendono in carico pazienti ipoacusici dobbiamo preoccuparci anche delle
emozioni? La risposta è ovviamente positiva, anche se spesso trascurata.
Il nostro ruolo di assistenza sanitaria ci responsabilizza ad agire come educatori e a informare le
persone con perdita dell’udito e le loro famiglie di tutte le implicazioni emotive, non ultima la
tensione che può venirsi a creare proprio all’interno del nucleo familiare.
È grazie all’intelligenza emotiva, che svolge un ruolo importante in molti aspetti del nostro
benessere, che è possibile affrontare tali situazioni. L’intelligenza emotiva è un aspetto
dell’intelligenza legato alla capacità di riconoscere, utilizzare, comprendere e gestire in modo
consapevole le proprie e altrui emozioni. Facilita la cognizione, l’attenzione, la felicità, le
prestazioni cognitive e il riconoscimento vocale. Sappiamo che più le persone sono socialmente
impegnate e partecipi, più sono felici. Sappiamo anche che la perdita dell’udito può portare a
sentimenti di disconnessione e isolamento.
Secondo uno studio condotto da Erin Picou, ricercatrice della Vanderbilt University, gli anziani
tendono a mostrare un pregiudizio di positività. Con l’età, le persone sono portate a vedere le cose in
modo più positivo. Tendono a massimizzare il pensiero positivo e minimizzare gli effetti negativi.
Poiché Picou voleva valutare l’effetto sia dell’ipoacusia che dell’età sulle emozioni, riunì tre gruppi
di partecipanti: un gruppo uditivo più giovane e normale; un gruppo uditivo più anziano e normale
(per valutare l’effetto dell’età); e un gruppo più anziano con perdita dell’udito (per valutare l’effetto
della perdita dell’udito).
I risultati dimostrano che la perdita uditiva acquisita, e non l’aumento dell’età, influenzano le
risposte emotive riducendo la gamma di valutazioni soggettive e riducendo la valenza riportata
degli stimoli di più alta intensità. Questi risultati hanno implicazioni cliniche potenzialmente
importanti per la riabilitazione uditiva: si tratta di aspetti da non sottovalutare per mantenere una
buona qualità di vita, anche in presenza di perdita dell’udito.
Claudio Rosaci
Audioprotesista
Titolare del Centro OTOLAB